domenica 11 giugno 2017

Smørrebrød, l'hygge e ciò che rende felici







































“Vivere non è abbastanza, disse la farfalla, 
uno deve avere il sole, la libertà, ed un piccolo fiore.” 
(Hans Christian Andersen)



Avete mai sentito parlare dell'esistenza di alcune affascinanti parole in altre lingue che definiscono perlopiù delle sensazioni o degli stati d'animo, che inspiegabilmente risultano intraducibili per tutto il resto del mondo?
Ebbene una di queste è hygge, parola che sembra essere tra le più usate e bistrattate in ogni hashtag modaiolo di quest'anno. Ma voi sapete cosa significa?
Hygge è una parola danese che vuol dire...vuol dire... 
...in realtà hygge è qualcosa di talmente danese che non si può tradurre! 
C'è chi prova a spiegarla definendola come "l'antica tradizione locale di rendere speciale un luogo, un momento, creando un senso di confort, un'atmosfera accogliente, piacevole e intima mentre si assaporano i piaceri della vita, riguarda il benessere personale, la condivisione con le persone care e soprattutto l’attaccamento alla propria casa." L'attaccamento alla propria casa.
Ma quando si interrogano gli abitanti della Danimarca riguardo la definizione di hygge, dicono che si tratta di quello che li rende felici.
Quindi l'ho fatto ancora una volta! Ho chiuso gli occhi (o quasi) e puntato il dito sulla cartina, preparato di nuovo la valigia e sono partita. Il bagaglio a mano più rapido della storia, una mini guida in borsa e la reflex carica.
Ho imparato che Copenaghen è abbastanza piccola da poterla misurare in due giorni tutta a piedi, ma che la Sirenetta è più grande di ciò che continuano a raccontarci, basta avere buone scarpe e togliersele non appena entrati in casa, regola fondamentale in ogni abitazione. 
Che non si obliterano i biglietti dei mezzi, che si riesce a vivere un weekend intero senza avere in mano nemmeno una corona e a pagare tutto solo con una carta, eccezion fatta per il biglietto del battello che "magari si avesse un biglietto da non obliterare", ma che se disperata offri tutti i tuoi euro in moneta, riesci a impietosirli e a vincere il viaggio a scrocco, risparmiando ai tuoi piedi l'ennesima "misurazione" non prevista. 
A Copenaghen non esistono vecchi, o almeno non li fanno uscire di casa, altrimenti non si spiega, metà della popolazione femminile è incinta, l'altra metà scarrozza vagonate di pargoli e la percentuale di uomini bellissimi è fuori dalla scala "torcicolli ragionevoli". Non esistono moto o motorini, le macchine sono poche e corrono, ma le biciclette, anche vecchi rottami arrugginiti, che si dilettano nel parcheggio creativo in seconda, terza, quarta fila, sono i veri pirati della strada. Il pedone può morire.
E' una di quelle città in cui non volendo rischi di trovarti più volte a passare dallo stesso posto, in cui strade ampie e drittissime ti fanno arrivare senza problemi da un lato all'altro della città, ma non ti inventare di cercare il buon deceduto Andersen seguendo le indicazioni tra le lapidi di centinaia di Andersen. Gli altri sono Christensen. 
I cimiteri sono luoghi sociali meglio dei parchi: ci si prende il sole in costume, si gioca a racchettoni e ci si mangia la pizza dai cartoni. E chiudono più tardi dei ristoranti. Ho imparato che regolarmi sui pasti secondo la luce può farmi pranzare a ora di cena e che i danesi sono fissati con il design, di lampade, di sedie, di tessuti, ma raramente sanno cosa siano le tende...tanto avere chiaro dalle 5 alle 22 non crea problemi al loro sonno. Al loro. 
Hanno Tiger di 4 piani (4!!!), ma nulla eguaglierà le architetture che riescono a erigere sopra una singola fetta di pane*, al punto che il pane sparisce, poco importa se sia di segale o bianco o se tu non capisca un accidenti di nulla di quello che l'assenza di un menù inglese riesca a proporti. 
A Copenaghen i negozi aprono tardi e chiudono presto, e durante il fine settimana anche prima, ché il fine settimana lo è per tutti. A Copenaghen non lavorano. Forse vivono. 
Ecco io non so cosa per il resto del mondo voglia dire hygge.
Per me è questo. È il profumo dei lillà in fiore e della cannella a colazione, i colori delle casette del molo di Nyhavn, il fascio di rabarbaro fresco che ho stipato vicino all'ombrellino mai aperto, con la soddisfazione di chi vorrebbe dire al povero inserviente londinese che può anche tenersi il mio vasetto di confettura, tanto ora me la sono fatta da sola, la prima frase (quasi) comprensibile in inglese per riuscire ad abbassare un sellino, e correre di notte su una bicicletta a perdifiato, attraversando l'intera città in soli 20 min, senza ostacoli e con solo l'aria fresca che mi riempie i pensieri.  Trovare (o portare) ogni volta il sole e riuscire a camminare sempre su nuove strade.
E pensare alla prossima, tornando più ricca di quando non sia partita.

*Lo Smørrebrød,  letteralmente "burro e pane" (Smor og Brod), non è altro che una fetta di pane, normalmente di segale (rugbrød), farcita, come una sorta di sandwich aperto.


Ingredienti:
per il pane (rugbrød):
  • 150 gr di lievito madre rinfrescato
  • 500 gr di farina (Pane Nero di Molino o 150 gr di segale, 300 gr di farina di frumento, 50 gr di fiocchi d'avena)
  • 280-300 ml di acqua
  • sale
(in alternativa del pane di segale da tagliare a fette)

per le farciture:
  • patate lessate
  • maionese veg
  • cipolla rossa
  • sgombro sott'olio
  • filetti d'acciughe
  • germogli di soia
  • foglie di carota
  • timo
  • nigella
  • olio evo
Impastate lievito, farina e acqua e solo successivamente aggiungete il sale. Lavorate fino ad ottenere un panetto elastico e liscio. Dategli una forma allungata e adagiatelo in uno stampo da plumcake rivestito di carta forno, facendolo lievitare, coperto e in ambiente caldo (35 gradi ideali) per 3-4 ore.
Cuocetelo in forno 10 min a 220-250°, poi abbassate a 180° e continuate la cottura per 40 min. Consiglio di estrarre il pane dal contenitore gli ultimi 10 min.
Fate raffreddare e tagliate a fette sottili. Se volete ottenerle più croccanti ripassatele leggermente in forno per qualche min.
Ricoprite con delle fettine sottili di patate lesse, spalmate abbondante maionese e adagiate sopra degli anelli di cipolla rossa, filetti di sgombro sott'olio, germogli freschi e timo, oppure abbinate delle acciughine con germogli, semi di nigella e foglie di carota. Un filo d'olio evo a crudo per finire.
Potete giocare con varie combinazioni e farciture, creando composizioni colorate, invitanti e fresche, di pesce (le aringhe affumicate sono un must, ma anche gamberetti e salmone), di carne (dalla tartare al bacon croccante), alle vegetariane (usatissime le uova sode, l'avocado e germogli freschi)



3 commenti:

  1. Una lacrimuccia nel leggere e ricordare ;)

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    1. Grazie compagna d'avventura. Senza lacrime si può pensare alla prossima! ;)

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  2. Che bello quando inserisci nel tuo archivio-ricordi tutte le immagini e sensazioni di un viaggio fatto e ogni tanto apri il cassettino e riprovi quel famoso hygge che ti fa star bene!

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