venerdì 14 febbraio 2014

Palmiers e due grandi A. Parlare d'Arte nella giornata dell'Amore







































Una delle cose che più mi piace fare nelle mie prime lezioni con nuovi alunni è porre una breve ma altrettanto difficile domanda: Che cos’è l’arte?
Interrogarsi sull’amore è non solo qualcosa di terribilmente ridicolo, tanto più se fatto oggi, che come giornata riuscirebbe a rendere commerciale e patetico ogni più alto sentimento, ma pure impresa facile quanto interrogarsi sull’arte.

Arte e Amore. Amore e Arte.
Riflettevo in questi giorni su quanto le mie considerazioni riguardo le due grandi “A” della mia vita, non solo siano cambiate nel tempo, ma tendano via via ad assomigliarsi in modo alquanto ironico.
Per chi come me con l’arte ci lavora, ma volendomi allargare oserei dire ormai anche per la maggioranza delle persone, è quasi impensabile poter dare una netta definizione all’arte, perché impensabile tracciarne i confini, limitarne gli orizzonti.
Perché allora la maggioranza di noi lo fa con l’amore?
A vent’anni mi piaceva pensare che tutto fosse o bianco o nero, che l’amore fosse sempre giusto e l’odio sbagliato, che l’amore fosse sempre grande e facilmente riconoscibile, poderoso, come uno schiaffo in pieno viso, fosse “o dentro o fuori”.
E bello poter dare quel nome al suo riconoscimento, altrettanto forte il bisogno di urlarlo con tutto il proprio essere.
Ma come risulta spesso fuorviante rinchiudere una cosa così eterea come l’arte in una parola così corta, così dovrebbe valere per l’amore.
Sempre di più mi sono accorta dei grigi, delle cose non del tutto giuste, degli amori “piccoli” e non sempre riconoscibili, di quelli nascosti, di quelli sussurrati, di quelli taciuti.
Di quell’amore che non bisogna chiedersi cosa sia perché sbagliato e tragicamente inutile, di quell’amore che nemmeno si ha voglia di chiamare per nome, per non renderlo finito, scontato, ingabbiato.
Per non renderlo né bianco né nero.
Ma guardarlo senza catalogazioni di sorta, perché possa esistere negli occhi di un bambino come nel pancione di una donna in dolce attesa, in una mano tesa o in una telefonata di conforto, in un biscotto appena sfornato, in una tazzina di caffè, in una melodia, in una promessa, in un abbraccio, in uno sguardo, ma anche in un silenzio.
...
L’Arte esiste senza doversi domandare o ricordare che ci sia.


Ingredienti:
  • pasta sfoglia rettangolare
  • zucchero
Cospargete una spianatoia con dello zucchero, quindi stendeteci sopra la pasta sfoglia srotolata. Passate leggermente il mattarello sulla sfoglia solo per far aderire lo zucchero. Dividendo mentalmente la sfoglia a metà, piegate a sinistra e a destra verso il centro e ripetete l'operazione una seconda volta, in modo da avere da entrambi i lati 4 strati. Piegate infine a libro le due metà e senza schiacciare tagliate delle fettine di non più di mezzo centimetro. Adagiate i cuoricini, riaprendoli leggermente, su una placca da forno e cuoceteli a 180º fino a doratura. La forma si aprirà bene in cottura. Lasciate raffreddare su una griglia e conservate in luogo asciutto.


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